Negli aeroporti europei: perché i prezzi sono alle stelle? Scopri l’analisi

I rincari aerei stanno rivoluzionando l’esperienza dei viaggiatori. Negli aeroporti, dove i prezzi schizzano alle stelle, le persone si trovano a spendere molto di più per beni di prima necessità, come acqua e cibo. Questo articolo esplora i dettagli di tale situazione, rivelando le ragioni dietro l’adeguamento dei prezzi e le possibili soluzioni per affrontare il problema. Un’esplosione di costi che lascia senza parole i viaggiatori e costringe a riflessioni sull’esperienza di viaggio oggi.

Non ci sono molte sorprese, si sa, gli aeroporti sono noti per i loro prezzi elevati e in continua crescita. Una volta superati i controlli di sicurezza, o magari anche prima, ci si ritrova in un universo dove anche i prodotti più semplici hanno un prezzo che fa venire i brividi. Se ci si rende conto di avere sete e, sfortunatamente, non ci sono fontanelle, l’unica soluzione è tirar fuori il portafoglio. E ora? I prezzi schizzano, are i panini semplici, che costano quasi 16 euro! Chi l’avrebbe mai detto? La spesa media per i viaggiatori ogni anno raggiunge cifre enormi: nel 2023, la spesa media per cibo e bevande ha toccato i 6,8 euro per passeggero. Un’analisi condotta dal Corriere della Sera ha messo in evidenza come questi rincari non siano un problema isolato, ma piuttosto una tendenza in costante crescita, in vari scali europei, incluso quelli di Roma e Milano.

Le conseguenze di questi prezzi esorbitanti non sono facilmente trascurabili. Molti passeggeri esprimono il loro malcontento, vivendo una sorta di frustrazione nel constatare che un bene essenziale come l’acqua possa costare fino a 10 euro a Istanbul, e anche presso altri aeroporti in Europa. E non dimentichiamo che, a partire dagli eventi dell’11 settembre 2001, viaggiare con bottigliette d’acqua è diventato alquanto complicato, lasciando i passeggeri con poche alternative. Il risultato è un vero e proprio paradosso: nonostante l’elevato costo dei prodotti, molti viaggiatori si sentono costretti a pagare per soddisfare i loro bisogni in quel contesto.

Prodotti in vendita: l’acqua e i panini più costosi

L’analisi proposta dal Corriere ha rilevato degli scostamenti notevoli nei costi dei prodotti durante il viaggio. Prendiamo per esempio l’acqua, un elemento di necessità quasi insostituibile per chi viaggia. In alcuni scali, essa è praticamente introvabile in bottiglie da mezzo litro, che ci si aspetterebbe di trovare in abbondanza. Invece, devono lasciare spazio per le bottiglie più grandi, da 0,75 litri, il cui prezzo è notevolmente più elevato. Non è un caso se, nei principali aeroporti, i prezzi per questa bevanda prelevata dalle fontane risultano bassi, ma per comprare una bottiglia una volta passati i controlli, il costo sale. A Berlino così come a Francoforte, un litro d’acqua può arrivare a costare anche 5,90 euro addirittura! E in Italia? Anche qui il prezzo oscilla intorno ai 2 euro per una bottiglia, rendendola comunque un’opzione costosa in confronto a quello che pagheremmo nei supermercati.

I panini non sono da meno: quelli con prosciutto e formaggio possono toccare gli 10 euro in Italia, ma a Istanbul il costo può arrivare a 16,50 euro. I cappuccini, della cui qualità nessuno avrebbe da contestare, non sono certo più economici: a Istanbul si parla di 9 euro per una tazza. Allo stesso modo, in tutti questi luoghi di transito, la qualità non sempre corrisponde al prezzo elevato. La frustrazione è palpabile: chi viaggia desidera avere delle opzioni e dei prezzi equi. Ma la combinazione di costi operativi più alti e l’affitto degli spazi influisce pesantemente sui prezzi finali.

Alla ricerca di spiegazioni: perché questi costi?

La domanda che tutti si pongono è: perché i costi negli aeroporti sono tanto elevati? Secondo le analisi, gestire un’attività in aeroporto comporta costi aggiuntivi evidenti. Il direttore generale di Airports Council International-Europe ha chiarito che ci sono molteplici fattori da considerare. Trasportare la merce, la formazione del personale e gli obblighi di sicurezza rendono tutto più complicato e costoso. Ma non è tutto. La pressione inflazionistica del tempo attuale non ha aiutato certo a contenere i prezzi. Affitti e percentuale sulle vendite sono altri costi che molti operatori devono sopportare, rendendo la vita più difficile tanto agli imprenditori quanto ai passeggeri.

Scopri l’analisi (Pontilenews.it)

Nonostante il malcontento palpabile tra i viaggiatori, sembra che i gestori degli aeroporti siano costretti ad alzare i prezzi a causa di tutti questi fattori. In effetti, chi ha visto la serie “Seinfeld” non può non ricordare uno sketch in cui il comico sottolinea l’assurdità di come i prezzi delle stesse merci cambino radicalmente quando si raggiungono degli scali. La risata può nascere dalle analogie divertenti, ma la verità è ben più seria e toccante. Le persone si sentono derubate, scoraggiate e a volte addirittura impotenti difronte a questa realtà.

Le soluzioni proposte: tra speranze e realtà

Nel corso degli anni, sono state avanzate diverse proposte per affrontare questa inflazione fuori controllo nei costi aeroportuali. Tuttavia, molte delle soluzioni suggerite si sono rivelate inefficaci. Le iniziative di “moral suasion” hanno cercato di mettere un freno ai prezzi esorbitanti. Anche altre proposte, come un tetto massimo di 1 euro per bottiglia di acqua, hanno lasciato il tempo che trovano. Ma la verità dei fatti è che nessuna di queste misure ha avuto successo. La situazione è quindi rimasta pressoché immutata.

Un paradosso affascinante si presenta però: molti viaggiatori hanno scoperto che è più conveniente acquistare direttamente i prodotti a bordo degli aerei. Ad esempio, una bottiglia da mezzo litro di acqua su Ryanair costa solo 3 euro, mentre i panini più basilari arrivano a 6 euro. Sembrerebbe quasi che, in volo, i prezzi siano più equi. Anche se non tutto è roseo, alcuni cambiamenti sono stati fatti. Negli Stati Uniti, dopo il clamore circa i prezzi folli di alcuni bar negli aeroporti, sono state introdotte normative per limitare i costi. L’Autorità portuale di New York e New Jersey ha stabilito che i venditori non possano applicare costi superiori al 10% rispetto a quelli fuori dall’aeroporto.

Questo approccio potrebbe accelerare una trasformazione del settore e tornare a dare dignità al viaggio. Resta da scoprire quali passi saranno intrapresi in futuro per riportare il buon senso, ma l’attenzione rivolta a questo tema è essenziale e auspichiamo possa dare i suoi frutti.

Published by
Fabiana Coppola