Curiosità

Congiuntivo e non solo, gli errori grammaticali nelle canzoni italiane

“Nulla apre gli occhi della memoria come una canzone”, afferma Stephen King, ma se anche i testi delle canzoni fossero scritti con una corretta grammatica italiana, il risultato sarebbe ancora più affascinante. Purtroppo, non sono rari gli errori grammaticali che si possono trovare nelle canzoni italiane, frutto di scelte stilistiche legate alla metrica o a una certa disattenzione linguistica da parte degli autori.

Esempi di errori nei testi musicali

Un chiaro esempio di errore grammaticale lo troviamo nei versi di Lorenzo Fragola, che nella canzone Infinite volte canta: “Sento come se hai paura”. Questo errore ci fa tornare alla scuola elementare, dove si ripassava il congiuntivo. Lungi dall’essere un problema esclusivo dei giovani, anche artisti affermati come Adriano Celentano non sono esenti da imprecisioni. Nella sua canzone Una carezza in un pugno, il cantante usa una costruzione poco corretta: “Ma non vorrei che tu, a mezzanotte e tre, stai già pensando a un altro uomo”. In questo caso, il tempo verbale non è allineato con il contesto del discorso.

Altri errori di grammatica si trovano in Vivo per lei, dove Andrea Bocelli e Giorgia cantano: “Ci fosse un’altra vita, la vivo per lei”. Qui, il condizionale viene trascurato, rendendo il messaggio ambiguo. Inoltre, a Sanremo 2014, Arisa ha presentato Controvento, ma la sua scelta di parole ha sollevato più di qualche sopracciglio. Con un’altra mancanza di rispetto per il congiuntivo, canta: “Brucia nelle vene come se il mondo è contro te e tu non sai il perché”, dimostrando una volta di più come la grammatica possa venire messa in secondo piano a favore del ritmo.

Altri artisti e le loro sviste linguistiche

Nel panorama degli errori grammaticali, non possiamo dimenticare Nino Buonocore, il cui verso in Scrivimi recita: “A me basta di sapere che mi pensi anche un minuto”. Qui, l’uso inappropriato di “di” crea confusione e lascia spazio a domande su scelte lessicali poco accurate. Anche Jovanotti, nel suo celebre Ragazzo fortunato, non si sottrae a questi errori, affermando: “Sono fortunato perché non c’è niente che ho bisogno”. Questa frase palesa un’incongruenza nell’uso dei pronomi relativi.

Mentre le canzoni continuano a emozionare e ispirare, è inevitabile notare che gli errori grammaticali si insinuano anche nei testi dei più grandi artisti. Che si tratti di una questione di metrica o di scarsa attenzione alla lingua, queste imprecisioni ci invitano a riflettere sull’importanza della grammatica, anche in un campo artistico come la musica. Se le parole possono toccare il cuore, una buona padronanza della lingua potrebbe farlo ancora di più.

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Raffaele Moauro